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Smaltimento dei fanghi di depurazione urbana in Toscana: la proposta di Confservizi Cispel Toscana alla Regione

“La proposta di Confservizi Cispel Toscana è semplice e chiara. Abbiamo avanzato una proposta per realizzare entro due anni, con il sostegno di Regione Toscana e Ato per la localizzazione e percorsi autorizzativi certi e rapidi, gli impianti adeguati per gestire tutto il flusso di fanghi toscano. Nel frattempo, come fase transitoria, occorre una legge regionale che consenta il recupero di fanghi in agricoltura, modificando l'attuale testo del decreto di legge depositato dalla Giunta in Consiglio, un provvedimento che così com'è non consente alcun utilizzo in agricoltura. Lo smaltimento dei fanghi di depurazione urbana della Toscana, ovvero quei fanghi derivati dal trattamento di depurazione delle acque reflue urbane, è attualmente indirizzato al 100% al di fuori del territorio regionale, con un’incidenza futura annua sulle bollette del servizio idrico pagate dai cittadini toscani superiore ai 20 milioni di euro”.
 
Quadro legale
Il recupero di fanghi di depurazione civile è regolamentato in Italia da una norma specifica, il D.Lgs 99/1992, recepimento di una direttiva comunitaria. Il Parlamento italiano da mesi sta lavorando ad un aggiornamento di questa norma, attualmente in commissione ambiente del Senato con il disegno di legge 2323 su delega del Governo a cui seguirà un D.M. con tempi ancora non certi. La stessa Commissione Europea sta rivedendo la direttiva, senza aver raggiunto un intesa. Recenti indagini delle procure hanno basato il loro giudizio preliminare sulla scelta di applicare le norme sulle bonifiche di terreni contaminati allo spandimento di fanghi in agricoltura. Una scelta tecnica e giuridica infondata ed incomprensibile, smentita dallo stesso Ministero dell’Ambiente in una lettera di risposta proprio alla Regione Toscana a gennaio 2017. Le autorizzazioni al recupero di fanghi in agricoltura sono così ferme in attesa di un chiarimento legale. Questo comporta che tutti i fanghi prodotti dagli impianti di depurazione dei gestori del SII toscani vengono inviati presso impianti di recupero in Lombardia o Veneto, ai fini dello stesso impiego agronomico dei fanghi, regioni che hanno proprie leggi regionali specifiche, sensate e ragionevoli che vanno verso il recupero di sostanza organica per i terreni agricoli e con strumenti di controllo ed analisi a tutela di questa attività. Il ddl regionale in discussione al Consiglio nella Commissione calendarizzata per il prossimo martedì 28 marzo, introduce nuovi parametri e limiti (carica batterica ed idrocarburi) non presenti nel D.Lgs 99/1992 e che di fatto rendono impossibile l'uso dei fanghi nei campi, rigidità eccessiva dal momento che altrove nessuno usa quei parametri e nessun rischio è connesso.
 
Quadro tecnico
La Toscana produce attualmente circa 110.000 tonnellate di fanghi civili l’anno, che diventeranno 130.000 nei prossimi anni, con il completamento della depurazione in tutte le zone. I fanghi di depurazione degli impianti a servizio delle fognature urbane sono da sempre stati utilizzati come fertilizzante ed ammendante dei terreni agricoli, pratica ampiamente diffusa in Europa, Italia e Toscana. Fino a un anno fa il 40% dei fanghi toscani veniva recuperato in agricoltura nella nostra stessa regione, mentre il restante 55-60% avviato in compostaggio in impianti fuori regione (per mancanza di impianti in Toscana), con una piccola aliquota inferiore al 5% a incenerimento o discarica, per un costo complessivo di circa 10 milioni di euro l’anno. Oggi invece tutti i fanghi vanno negli impianti di compostaggio o di trattamento nel nord Italia, con un aumento a stima di costo globale annuo di 18-20 milioni di euro, il quale peserà interamente sulle bollette pagate dai cittadini toscani.

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