“Il Rapporto ISPRA sui rifiuti speciali che presentiamo oggi rappresenta un fondamentale documento per fare luce su quella parte del mondo dei rifiuti solidi di solito poco analizzata da analisti, politica e mass media, normalmente più attenti al tema dei rifiuti urbani. Uno strabismo irrazionale, considerato che i rifiuti speciali sono quattro volte quelli urbani e per molta parte ben più pericolosi, senza contare che nella gestione dei rifiuti speciali si continuano ad annidare attività illecite e speculative di dimensioni ben maggiori di quelle relative al più controllato e visibile mondo dei rifiuti urbani”. Con queste parole Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana, interviene alla presentazione della tredicesima edizione del rapporto ISPRA sui Rifiuti Speciali, effettuata a Pisa, in un convegno organizzato dall’Associazione con la Scuola Superiore Sant’Anna e il Comune di Pisa, dove lo studio è stato illustrato dal presidente dell’Istituto, l’ing Bernardo De Bernardinis.
Uno studio dal quale la Toscana esce bene: “Su 10 milioni di speciali prodotti in Toscana, la sesta regione d’Italia, ben il 70% viene avviato ad attività di recupero, e appena l’8% finisce conferito in discarica o ad incenerimento” prosegue il presidente di Confservizi Cispel Toscana. Numeri che potrebbero essere ancora migliori: “E' importante chiudere il cerchio del trattamento dei rifiuti speciali all'interno della Toscana secondo il principio di prossimità, realizzando nuovi impianti (fanghi, pulper, rifiuti pericolosi) e utilizzando meglio, anche per i flussi di rifiuti speciali, gli impianti esistenti e previsti per la gestione dei rifiuti urbani – spiega ancora De Girolamo – in una logica di interazione fortemente voluta dal nuovi Piano regionale di gestione dei rifiuti, a partire proprio dalla gestione dei fanghi di depurazione civile”.
Un comparto dunque, quello dei rifiuti speciali, che merita maggiore attenzione: “E’ tempo di invertire il tasso di attenzione e dedicare ai rifiuti speciali un interesse particolare, aumentando e perfezionando le capacità di controllo su questo mondo, ed evitando che le agenzie di controllo ambientale e finanziario si accontentino delle più agevoli routine di ispezione che la gestione dei rifiuti urbani consente, e dedichino invece il loro sforzo a svelare il mondo dei rifiuti speciali – come ad esempio capire dove vanno a finire le oltre 500 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi – spesso coperto da una cortina di scarsa trasparenza” chiude De Girolamo.
Clicca qui per scaricare il Rapporto sui Rifiuti Speciali 2014 di ISPRA.