In questa sezione puoi trovare una descrizione di cosa siano i PFAS, dei limiti previsti nella normativa nazionale, europea e internazionale, dell’attività svolta dalle aziende toscane di gestione del servizio idrico integrato per monitorare la loro presenza nelle acque erogate.
COSA SONO I PFAS
Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono una classe di sostanze organiche molto vasta, di origine industriale, caratterizzate dalla elevata presenza di fluoro legato ad atomi di carbonio. Tali sostanze, diffuse in tutto il mondo a partire dagli anni quaranta, sono state utilizzate in maniera massiva nell’industria per rendere resistenti, ai grassi e all’acqua, tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti ma anche per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa. La loro presenza è trasversale a diversi settori industriali, da quelli che realizzano prodotti per la casa, al settore automobilistico e aeronautico finanche al settore medicale, solo per ricordarne alcuni.
Questi composti sono stati rilevati in concentrazioni significative negli ecosistemi e negli organismi viventi e, stante anche la loro persistenza, sono stati avviati studi per analizzarne la nocività. Studi recenti hanno indicato, quali impatti sulla salute, l’aumento dei livelli di colesterolo, alterazioni a livello di fegato e tiroide, del sistema immunitario e riproduttivo, e alcuni tipi di neoplasie.
L’attenzione crescente ai rischi determinati dai PFAS ha portato a modifiche importanti nella normativa destinata a tutelare la salute dei consumatori, tra cui anche quella inerente alle acque destinate all’uso umano.
LA NORMATIVA EUROPEA ED ITALIANA SUI PFAS
A livello europeo è la Direttiva Europea 2020/2184, recepita in Italia con il D. Lgs.18/23, ad inserire, tra l’elenco dei parametri da considerare pericolosi per la salute umana, i PFAS.
In particolare, la Direttiva introduce due parametri:
- il parametro “PFAS – totale”, per il quale vale il limite di 0,50 µg/l (pari a 500ng/l);
- il parametro “somma di PFAS”, che comprende un numero limitato e definito di molecole, che destano particolare preoccupazione, per il quale vale il limite di 0,10 µg/l (pari a 100ng/l). Queste ultime sostanze vanno controllate quando dalla valutazione del rischio nelle aree di alimentazione emerge la probabilità della loro presenza nelle fonti di approvvigionamento.
COSA SI INDICA CON PFAS TOTALE E PFAS SOMMA
La “Somma di PFAS” è un parametro specifico e mirato; il “PFAS totale” è un parametro globale che cerca di catturare l’intera gamma di contaminanti PFAS presenti nell’acqua. La loro rilevazione e misurazione ha obiettivi diversi. Nel caso della Somma di PFAS l’obiettivo è fornire una misura della contaminazione da PFAS concentrandosi su composti noti e preoccupanti; nel secondo caso, PFAS totale, l’obiettivo è fornire una valutazione complessiva della contaminazione da PFAS, includendo tutte le varianti possibili.
Il parametro “Somma di PFAS” si riferisce quindi alla concentrazione combinata di un sottoinsieme specifico di alcune sostanze PFAS, selezionate sulla base della loro preoccupazione per la salute.
Il parametro “PFAS totale” rappresenta la concentrazione totale di tutte le sostanze per- e polifluoroalchiliche presenti nell’acqua, senza limitarsi a un numero specifico di composti.
METODI ANALITICI PER IL MONITORAGGIO
Definiti i limiti, la Commissione Europea ha emanato nel corso del 2024 le Linee guida tecniche sui metodi analitici per il monitoraggio delle sostanze comprese nei parametri “PSA Somma” e PFAS Totale”. Come avvenuto infatti in altri casi in cui si siano introdotti nuove sostanze tra quelle da prendere in considerazione per la tutela della salute umana, il tema delle metodiche di analisi e ricerca non è indifferente. L’omogeneizzazione e certificazione delle metodiche da parte degli organismi internazionali preposti è infatti uno dei requisiti di tutela e garanzia per il consumatore.
- Per i PFAS Somma le problematiche relative all’analisi sono molteplici e dipendono anche dalla presenza ubiquitaria dei PFAS. Tale presenza rende infatti possibile l’inquinamento dei campioni durante le fasi di loro prelievo e analisi, restituendo quindi un risultato non corretto. Inoltre, l’elevata differenza delle proprietà chimico-fisiche degli analiti rende critica l’ottimizzazione del metodo per tutti i composti. Rileva infine il problema di limiti di quantificazione molto bassi che richiedono strumentazione di alto livello e procedure di analisi adeguate.
- Per PFAS Totale le Linee guida non forniscono l’indicazione di metodi adeguati agli scopi di sorveglianza di questi parametri. È questo ancora un ambito che necessita quindi di approfondimenti scientifici e di attività di ricerca. Per questo motivo l’Italia sta valutando lo stralcio del parametro “PFAS Totali” dal D. Lgs.18/23, con l’aggiunta di nuovi PFAS emergenti al parametro Somma PFAS e l’introduzione di un valore di parametro specifico per l’acido trifluoroacetico (TFA).
ALTRE NORMATIVE INTERNAZIONALI
L’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) sulla base di studi epidemiologici, ha definito un valore di dose tollerabile per l’assunzione pari a 4.4 ng/Kg peso corporeo come somma delle concentrazioni di quattro PFAS (PFOA- acido perfluoroottanoico, PFNA- acido perfluorononanoico, PFHxS- acido perfluoroesansolfonico, PFOS- acido perfluoroottansolfonico). Anche tale valore è in revisione per la valutazione dell’aggiunta degli altri PFAS sulla base della normativa vigente.
Per quanto attiene i valori dei PFAS nelle acque destinate al consumo umano si ricordano i seguenti limiti già definiti:
Germania:
PFAS 20 sostanze: 100ng/L (come Direttiva)
PFAS EFSA: 4ng/L
Svezia:
PFAS 21 sostanze (+6:2 FTS): 100ng/L
PFAS EFSA: 4 ng/L
Danimarca:
PFAS 22 sostanze (+6:2 FTS + PFOS): 100ngL
PFAS EFSA: 2ng/L
L’EPA (Agenzia di protezione ambientale statunitense) ha definito quale limite nelle acque potabili per il PFOA e il PFOS il valore di 4ng/l mentre per altri tre composti chimici (PFNA, PFHxS e GenX) un limite di 10ng/l. Ha introdotto inoltre un indice di pericolo (HI MCL) che pone un limite per il solo composto PFBS (che fa parte del gruppo di composti inclusi nel parametro Somma PFAS) di 1000ng/l. Un valore quindi pari a 10 volte il parametro Somma PFAS previsto in Italia.
IL TFA
L’acido trifluoroacetico (TFA) è strutturalmente un PFAS, ma può essere il risultato di degradazione di altri composti (farmaci, pesticidi ecc.) oltre che essere prodotto in atmosfera per degradazione dei gas fluorurati. È oggetto di discussione scientifica anche la sua origine naturale. La sua presenza è molto diffusa tanto da poter essere considerato ubiquitario, anche perché un notevole apporto alla contaminazione ambientale da TFA è dovuto alla formazione della sostanza nell’atmosfera e quindi alla sua dispersione in ambiente tramite le precipitazioni. Per le caratteristiche chimiche e tossicologiche diverse rispetto ad altri PFAS, molti paesi hanno inserito o si stanno indirizzando verso l’introduzione di un limite specifico per il TFA:
- Paesi Bassi – Istituto olandese per la sanità pubblica e l’Ambiente (RIVM) sulla base di una valutazione del rischio: valore guida di 2.200 ng/L;
- Germania – Agenzia per la protezione ambientale tedesca (UBA): valore guida per il TFA pari a 60.000 ng/l e un valore target di 10.000 ng/l;
- Danimarca – Ministero per l’ambiente danese: valore guida per il TFA pari a 9.000 ng/l.
In Italia non esiste al momento un limite specifico per la concentrazione di TFA nelle acque destinate al consumo umano.
Dati preliminari sulla sua concentrazione sono stati acquisiti e resi disponibili all’Istituto Superiore di Sanità dai gestori del servizio idrico integrato che, su base volontaria e con il coordinamento di Utilitalia (la Federazione nazionale che raccoglie i gestori), hanno effettuato un’analisi su molteplici punti di campionamento.
IL LAVORO DELLE AZIENDE